Primo via libera in Consiglio dei
Ministri a otto decreti legislativi di attuazione della legge 107/2015
I decreti riguardano:
·
il sistema di formazione iniziale e di accesso all’insegnamento nella
scuola secondaria di I e II grado;
·
la promozione dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità;
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la revisione dei percorsi dell'istruzione professionale;
·
l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla
nascita fino a sei anni;
·
il diritto allo studio;
·
la promozione e la diffusione della cultura umanistica;
·
il riordino della normativa in materia di scuole italiane all'estero;
·
l’adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione
delle competenze degli studenti e degli Esami di Stato.
Per la revisione del Testo unico sulla scuola sarà previsto un disegno di
legge delega specifico e successivo. I provvedimenti vanno ora alle Commissioni
parlamentari competenti e in Conferenza Unificata per l’apposito parere.
“I decreti attuativi delle deleghe rappresentano la parte più innovativa e
qualificante della legge 107. Rivelano e concretizzano la vera portata di
riforma della Buona Scuola: mettono le studentesse e gli studenti al centro di
un progetto che punta a fornire loro un’istruzione e una formazione adeguate a
standard e obiettivi internazionali. Si lavora sul sapere e sul saper fare, per
dare alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi gli strumenti utili per realizzare
il loro progetto di vita e contribuire alla crescita e alla competitività del
Paese”, dichiara la Ministra Valeria Fedeli.
“Abbiamo scelto di salvaguardare le deleghe, la loro attuazione e il lavoro
fatto finora avviandone l’iter di approvazione prima della loro scadenza
prevista il 15 gennaio. Oggi comincia un percorso, è un punto di partenza. Aver
dato il primo via libera in Consiglio dei Ministri non significa pensare che i
testi siano chiusi: lavoreremo nelle Commissioni parlamentari - assicurando una
forte partecipazione e presenza del Ministero e del Governo - per ascoltare in
audizione tutti i soggetti coinvolti. Dirigenti scolastici, insegnanti,
personale della scuola, sindacati, studenti, famiglie, associazioni, stakeholder in
modo che i testi finali saranno frutto della massima condivisione possibile”.
LE SCHEDE
Formazione iniziale e accesso
all’insegnamento
nella scuola secondaria di I e II grado
Oggi chi vuole insegnare nella scuola secondaria di I e II grado deve
abilitarsi, dopo la laurea, attraverso il tirocinio formativo attivo (TFA).
L’abilitazione consente di accedere alla seconda fascia delle graduatorie di
istituto per fare le supplenze. Per il ruolo occorre attendere e superare un
concorso. Il decreto prevede che dopo la laurea si parteciperà ad un
concorso. Chi lo supererà si inserirà in un percorso di formazione di
tre anni, due dei quali fatti anche a scuola. Il percorso si concluderà, dopo
il terzo anno, con l’assunzione a tempo indeterminato. Il decreto
riguarda le future e i futuri insegnanti e prevede una fase
transitoria per chi oggi è già iscritto nelle graduatorie di istituto.
Inclusione scolastica
Semplificazione e snellimento delle pratiche burocratiche, maggiore
continuità didattica e formazione del personale docente e della comunità
scolastica, costruzione di un progetto di vita che coinvolgerà più attori della
società che collaborano in rete.
Sono questi i punti cardine del decreto sull’inclusione scolastica,
provvedimento che propone un cambiamento culturale mettendo al centro le alunne
e gli alunni con disabilità, per i quali la scuola, coinvolgendo tutte le sue
componenti, elabora un progetto educativo individuale.
Non sarà solo la gravità della disabilità a determinare le risposte offerte
delle alunne e degli alunni: si cercherà di determinare in senso più
ampio i loro bisogni. L’attività di presa in carico degli alunni sarà più
condivisa: la scuola fornirà al nuovo Gruppo di Inclusione Territoriale il
Piano di inclusione, la valutazione diagnostico-funzionale e il progetto
individuale per l’alunno che costituiranno la base delle richieste all’Ufficio
scolastico regionale.
Insegnanti di sostegno più formati e preparati, poi, grazie a una
formazione iniziale che prevede l’obbligo di 120 crediti formativi universitari
(cfu) sull’inclusione scolastica (non più 60 come è
oggi) per tutti i gradi di istruzione, 60 prima del percorso di
specializzazione e 60 durante, (il doppio rispetto ad
oggi). Tutti i futuri docenti avranno nel loro percorso di
formazione iniziale materie che riguardano le metodologie per l’inclusione e ci
sarà una specifica formazione anche per il personale della scuola, Ata
compresi.
Revisione dei percorsi dell’Istruzione
professionale
Dare una chiara identità agli istituti professionali, innovare
la loro offerta formativa, superando l’attuale sovrapposizione con l’istruzione
tecnica e rispondendo anche alle esigenze delle filiere produttive del
territorio. Questi gli obiettivi del decreto che mette ordine in un ambito
frammentato tra competenze statali e regionali e punta a ridare dignità a
questi percorsi formativi.
I percorsi durano 5 anni: biennio più triennio. Gli indirizzi
passano da 6 a 11: servizi per l’agricoltura, lo sviluppo rurale e la silvicoltura;
pesca commerciale e produzioni ittiche; artigianato per il Made in Italy;
manutenzione e assistenza tecnica; gestione delle acque e risanamento
ambientale; servizi commerciali; enogastronomia e ospitalità alberghiera;
servizi culturali e dello spettacolo; servizi per la sanità e l’assistenza
sociale; arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico; arti
ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico.
Ogni scuola potrà declinare questi indirizzi in base alle richieste del
territorio, coerentemente con le priorità indicate dalle Regioni. Vengono
rafforzate le attività laboratoriali: nel biennio più del 40% delle ore sarà
destinato a insegnamenti di indirizzo e attività di laboratorio, ci sarà uno
spazio del 10% per apprendimenti personalizzati e per l’alternanza
Scuola-Lavoro (dal secondo anno del biennio), il resto delle ore sarà dedicato
a insegnamenti generali. Nel triennio, invece, lo spazio per gli insegnamenti
di indirizzo sarà superiore (55% per anno) per dare la possibilità ai giovani
di specializzarsi e approfondire quanto appreso nel biennio, nell’ottica di un
ingresso facilitato nel mondo del lavoro. Conseguita la qualifica triennale, lo
studente potrà scegliere di proseguire gli studi passando al quarto anno dei
percorsi di Istruzione Professionale o dei percorsi di Istruzione e Formazione
Professionale e conseguire un diploma professionale tecnico. Le istituzioni
scolastiche (statali o paritarie) che offrono percorsi di istruzione
professionale e le istituzioni formative accreditate per fornire percorsi di
Istruzione e Formazione professionale (di competenza regionale) entrano a far
parte di un’unica rete, la Rete nazionale delle Scuole Professionali:
finalmente un’offerta formativa unitaria, articolata e integrata sul territorio.
Il sistema sarà in vigore a partire dall’anno scolastico 2018/2019.
Sistema integrato di educazione e di
istruzione 0-6 anni
La delega istituisce per la prima volta un Sistema integrato di
educazione e di istruzione dalla nascita fino a 6 anni per garantire
“ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura,
relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali,
economiche, etniche e culturali”. Attraverso la costituzione del Sistema
integrato progressivamente si estenderanno, amplieranno e qualificheranno i
servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia su tutto il
territorio nazionale. A questo scopo viene creato un Fondo (229
milioni all’anno) per l’attribuzione di risorse agli Enti locali.
La delega prevede un Piano di azione nazionale per l’attuazione del Sistema
integrato che coinvolgerà attivamente tutti gli attori in campo. Sarà promossa
la costituzione di poli per l’infanzia per bambine e bambini
di età fino a 6 anni, anche aggregati a scuole primarie e istituti comprensivi.
I poli serviranno a potenziare la ricettività dei servizi e sostenere
la continuità del percorso educativo e scolastico di tutte le bambine
e dei bambini. I poli saranno finanziati anche attraverso appositi fondi Inail (150 milioni).
È prevista una specifica governance del Sistema
integrato di educazione e di istruzione. Al Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca spetterà un ruolo di coordinamento, indirizzo e
promozione, in sintonia con le Regioni e gli Enti locali, sulla base del Piano
di Azione Nazionale che sarà adottato dal Governo.
Diritto allo studio
Una nuova governanceche garantisca
una maggiore partecipazione degli studenti, la promozione di un sistema di
welfare fondato su livelli di prestazioni nazionali, misure su libri di testo,
tasse scolastiche, trasporti, il potenziamento della carta dello studente IoStudio. Questi i principali contenuti della delega sul
Diritto allo Studio.
Il provvedimento prevede l’istituzione di una Conferenza Nazionale.
Una novità assoluta che consentirà una governance più
partecipata: al tavolo ci saranno Associazioni dei genitori e degli studenti,
Consulte provinciali degli studenti, il Miur, ma anche Ministero dei Beni e
delle Attività Culturali e del Turismo, Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti, Regioni, Comuni.
A partire al 2017 sono previsti 10 milioni di euro per l’erogazione di
borse di studio a favore degli studenti iscritti agli ultimi due anni delle
istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, per l’acquisto di libri di
testo, per la mobilità e il trasporto, per l’accesso a beni e servizi di natura
culturale. Il Miur stabilisce ogni anno i criteri per il riparto delle risorse.
Fra le novità, l’esonero totale dalle tasse scolastiche per
le studentesse e gli studenti delle quarte e delle quinte della secondaria di
II grado. Si parte nell’anno scolastico 2018/2019 con le quarte. Previste
maggiori agevolazioni sui libri di testo, con una spinta per la diffusione del
comodato d’uso gratuito alla secondaria di I e II grado. Saranno previste borse
di studio per chi frequenta la secondaria di II grado per: libri, trasporti e
vitto. Rafforzata la Carta dello studente (IoStudio)
che sarà estesa anche a chi frequenta i corsi dell’Afam
(Alta formazione musicale e coreutica) e ai Centri Regionali per la Formazione
Professionale.
Promozione e diffusione della Cultura
umanistica
Il Made in Italy al centro della Buona Scuola. Musica e danza, teatro
e cinema, pittura, scultura, grafica delle arti decorative e design, scrittura
creativa saranno solo alcune delle arti che verranno potenziate negli istituti
scolastici.
Le scuole saranno aperte anche a contributi esterni: reti o poli a
orientamento artistico e performativo di scuole collaboreranno con l’Indire
(Istituto nazionale documentazione, innovazione, ricerca educativa), le
istituzioni Afam (Alta formazione musicale e
coreutica), le Università, gli Its (Istituti tecnici superiori) e soggetti
pubblici e privati sotto il coordinamento del Miur. Il Miur lavorerà a stretto
contatto con il Ministero dei Beni Culturali.
La pratica musicale, già presente nelle scuole del primo ciclo, verrà
potenziata e ulteriormente sviluppata e le scuole secondarie di II grado
potranno collaborare con gli Istituti tecnici superiori per progetti di
innovazione digitale e tecnologica applicata alla musica.
Il patrimonio culturale e artistico italiano può essere occasione di
crescita per l’Italia se le nuove generazioni sapranno coniugare tradizione e
innovazione. Per questo motivo l’alternanza Scuola-Lavoro, prevista
dalla legge 107/2015, potrà essere svolta presso soggetti pubblici e
privati che si occupano della conservazione e produzione artistica.
Scuole italiane all’estero
Una scuola che formi cittadini italiani anche all’estero, diffondendo e
promuovendo il nostro patrimonio culturale fuori dai confini nazionali, così
come avviene nelle scuole del Paese: è questo l’obiettivo del decreto
legislativo sulle scuole italiane all’estero.
La volontà è quella di colmare le distanze, estendendo le innovazioni
introdotte dalla Buona Scuola anche negli istituti scolastici che operano fuori
dal Paese. Questo si tradurrà, per esempio, nell’istituzione
dell’organico del potenziamento all’estero, 50 nuovi insegnanti, nuove
risorse professionali grazie alle quali si potrà lavorare di più su musica,
arte o cinema e garantire il sostegno alle alunne e agli alunni che ne hanno
bisogno. Le scuole italiane all’estero potranno partecipare ai bandi relativi
al Piano nazionale scuola digitale. Per quanto riguarda gli insegnanti Miur e Maeci definiranno criteri e modalità per la formazione del
personale all’estero, per riconoscere un profilo professionale specifico. Il
periodo di permanenza fuori dei docenti verrà ridotto dagli attuali 9 a 6 anni
per evitare un periodo troppo lungo di distacco dal sistema nazionale.
Sono previste maggiori e nuove sinergie con istituzioni ed enti che
promuovono e diffondono la nostra cultura nel mondo e, infine, piena trasparenza
delle scuole all’estero all’interno del portale unico della scuola.
Valutazione
Nessun cambiamento per gli Esami di Stato di quest’anno. Le novità
entreranno in vigore dagli Esami del 2018.
Esame del I ciclo. Tre scritti e un colloquio saranno le prove previste
alla fine della classe terza della secondaria di I grado. Oggi le prove sono
sei più il colloquio. L’Esame viene riequilibrato e si torna a dare più valore
al percorso scolastico rispetto al peso delle prove finali. Il decreto prevede:
una prova di italiano, una di matematica, una prova sulle lingue straniere, un
colloquio per accertare le competenze trasversali. Il test Invalsi (la prova
nazionale standardizzata) resta in terza, ma si svolgerà nel corso dell’anno
scolastico, non più durante l’Esame.
Esame del II ciclo. Due prove scritte e un colloquio orale.
Questo il nuovo Esame. Oggi le prove scritte sono tre più il colloquio. Lo
svolgimento delle attività di alternanza Scuola-Lavoro diventa requisito di
ammissione. L’Esame sarà composto da: prima prova scritta nazionale che
accerterà la padronanza della lingua italiana, seconda prova scritta nazionale su
discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi, colloquio orale che accerterà
il conseguimento delle competenze raggiunte, la capacità
argomentativa e critica del candidato, l’esposizione delle attività
svolte in alternanza. L’esito dell’Esame oggi è espresso in centesimi: fino
a 25 punti per il credito scolastico, fino a 15 per ciascuna delle tre prove
scritte, fino a 30 per il colloquio. Con il decreto il voto finale resta in
centesimi, ma si dà maggior peso al percorso fatto nell’ultimo triennio: il
credito scolastico incide fino a 40 punti, le 2 prove scritte incidono fino a
20 punti ciascuna, il colloquio fino a 20 punti.La
Commissione resta quella attuale: un Presidente esterno più tre commissari
interni e tre commissari esterni. La prova Invalsi viene introdotta in quinta
per italiano, matematica e inglese, ma si svolgerà in un periodo diverso
dall’Esame.
Le novità per le prove Invalsi: si introduce una prova di inglese
standardizzata al termine sia della primaria sia della secondaria di I e II
grado per certificare le abilità di comprensione e uso della lingua inglese in
linea con il Quadro Comune di Riferimento Europeo per le lingue. Nelle classi
finali della secondaria di I e II grado la prova Invalsi è requisito per
l’ammissione all’Esame, ma non confluisce nel voto finale: il punteggio è
riportato nella documentazione allegata al diploma.
I testi trasmessi il 16 gennaio alle Camere:
·
Atto n. 384 - Schema di decreto legislativo recante norme in materia di
valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato
·
Atto n. 383 - Schema di decreto legislativo recante disciplina della
scuola italiana all'estero
·
Atto n. 380 - Schema di decreto legislativo recante istituzione del
sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni
·
Atto n. 378 - Schema di decreto legislativo recante norme per la
promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità
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